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martedì 24 Dicembre 2024
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I dolci dei morti? Meglio farli in casa: al negozio costano troppo

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I dolci dei morti variano da regione a regione ma mantengono tutti inalterato lo spirito di semplicità dell’evento che si va a celebrare. Dalle favette, al pane, fino alle ossa dei morti – ma anche fanfullicche e stinchetti – sono solo alcuni dei dolci preparati lungo tutta la Penisola in occasione del giorno dedicato alla commemorazione dei defunti che quest’anno registra un inaspettato ritorno del fai-da-te casalingo sotto la spinta della crisi ma anche della riscoperta del gusto di passare più tempo in cucina.
È quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che quattro famiglie su dieci preparano torte e biscotti casalinghi soprattutto in occasione di ricorrenze speciali.
Un’ occasione per divertirsi risparmiando, con i prezzi dei dolci dei morti che in pasticceria possono raggiungere anche i 45 euro al chilo.

PREZZI ALLE STELLE – In Lombardia il “pane dei morti” si può acquistare ad un prezzo variabile tra i 18,50 e i 30 euro/kg mentre gli “ossicini dei morti” sono quotati attorno ai 25 euro/kg e le fave dei morti tra i 18 e i 20 euro/kg. In Umbria si possono acquistare fave dei morti al prezzo di 20-22 euro/kg, come in Abruzzo, mentre in Sicilia, che è la patria di questa tradizione, si vendono biscotti dei morti in un “misto siciliano” che costa 10 euro kg ma sono tradizionali del periodo anche i dolci di martorana (frutta realizzata con pasta di mandorle) che si può acquistare attorno ai 20 euro/kg per arrivare anche a 45 euro/kg nei bar e nelle pasticcerie più esclusive. I dolci dei morti – ricorda la Coldiretti – vengono preparati secondo tradizione per il giorno di commemorazione dei defunti, istituito dalla Chiesa Cattolica nel 610 d.C. e rappresentano simbolicamente l’offerta dei vivi ai morti che, secondo la tradizione cristiana e precristiana, ritornano sulla terra nelle proprie case durante la notte tra il 1 e il 2 novembre.

TUTTE LE TRADIZIONI REGIONALI – I dolci dei morti variano da regione a regione ma “mantengono tutti inalterato lo spirito di semplicità dell’evento che si va a celebrare”. I dolci più comuni e diffusi nel territorio italiano – segnala la Coldiretti – sono le fave dei morti, le ossa dei morti e il pane dei morti, ma esistono anche altre preparazioni meno diffuse o comunque più prettamente legate alle usanze regionali. In Sicilia, nel “cannistru”, la tipica composizione tradizionale che si realizza durante la festa dei morti vengono messi – informa la Coldiretti – dei panini dolci a forma di mani intrecciate chiamati, appunto, le mani, si preparano le dita di apostolo, dolci di marzapane a forma di dita, i pupi di zucchero, statuette di zucchero, farina, albume e acqua di chiodi di garofano che rappresentano gli antenati della famiglia, e la frutta di martorana, fatta in marzapane. In Puglia si cucinano le fanfullicche, bastoncini di zucchero di forma attorcigliata e la colva (in dialetto la cicecuotte), dolce fatto con grano, uva sultanina, mandorle e zucchero. In Campania è tradizione preparare il torrone dei morti, a base di cacao, nocciole e frutta candita. In Umbria, invece, si consumano gli stinchetti dei morti, dolcetti fatti con albume, mandorle, zucchero e cacao. In Sardegna – prosegue la Coldiretti – i bambini vanno di porta in porta a fare la questua al grido di “Morti, morti!” (un po’ come per Halloween e il rituale di dolcetto o scherzetto) e ricevono frutta secca, fichi secchi, melagrane, uva sultanina. Le “fave da morto”, “fave dei morti” o “fave dolci”, pasticcini alla mandorla, di forma ovoidale e schiacciata, cosparsi di zucchero a velo con l’aspetto di un amaretto, ma di consistenza maggiore le troviamo in Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Marche ed Umbria, mentre differenti, seppur sempre a base di mandorla, sono le “favette dei morti”, presenti un po’ in tutto il Nord-est, ma soprattutto in Veneto e in Friuli dove sono di tre colori (panna, marroni e rosa) e variano dal croccante al morbido (favette triestine). Infine – conclude la Coldiretti – le “ossa di morto” si trovano in Piemonte e in Lombardia sotto forma di biscotti di consistenza dura, con mandorle ed albume d’uovo, in Emilia-Romagna (tipici di Parma) fatte di pastafrolla, ricoperta di glassa di zucchero o cioccolato, in Veneto dalla forma oblunga e in Toscana (tipiche del Senese) di consistenza friabile e di forma rotonda, impastati con le mandorle tritate. (ANSA).

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