C’è anche un appartamento di Corciano tra quelli sequestrati ad una coppia di cinesi accusati di avere gestito 17 case di appuntamento tra Assisi, Bastia Umbra e Perugia: i due – 30 anni lui, venticinque lei – sono stati arrestati dagli agenti del commissariato di Assisi, diretto da Francesca Di Luca, coadiuvati dagli uomini del reparto prevenzione crimine Umbria e Marche. Alla donna, madre da qualche mese, sono stati concessi i domiciliari; per entrambi l’accusa è di sfruttamento della prostituzione. Dagli accertamenti è emerso che già 3 anni fa la squadra mobile di Alessandria aveva denunciato marito e moglie per lo stesso reato commesso attraverso l’organizzazione del medesimo disegno criminoso.
LE INDAGINI – Secondo l’accusa, i due arruolavano giovani connazionali, privandole del passaporto, segregandole e costringendole a prostituirsi in 17 appartamenti a ‘luci rosse’ tra Assisi, Bastia e Perugia. Assieme ad altri complici – l’attività di indagineha portato alla denuncia di 15 cinesi, indagati per i reati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento della permanenza illegale dello straniero nello Stato – i due avevano formato un sodalizio ‘familiare’ cinese con un enorme giro di denaro.
LE GIOVANI IN ITALIA – Stando alla ricostruzione della Polizia di Stato fatta attraverso i racconti delle giovani sfruttate, i due coniugi reclutavano le connazionali attraverso un’agenzia di viaggio cinese, alla quale le ragazze versavano circa 20 mila euro per ottenere un lavoro da massaggiatrice e una scheda telefonica che il referente dell’agenzia in Italia avrebbe loro consegnato una volta giunte all’aeroporto di Roma o Milano. Gli investigatori hanno scoperto che una volta atterrate alle giovani veniva sequestrato il passaporto e il referente le dirottava prima su Prato e poi a Perugia.
IL PRONTUARIO DEL SESSO – Qui, alla stazione ferroviaria, venivano prelevate direttamente dai due coniugi per essere poi portate negli appartamenti, private delle chiavi e approvvigionate di tutto il necessario per vivere e per prostituirsi: dai profilattici al vestiario succinto, dalla biancheria intima sexy fino al prontuario contenente le frasi tradotte in italiano da dire ai clienti e un tariffario delle varie prestazioni, oltre a varie schede telefoniche e uno o più cellulari in dotazione. La loro attività veniva pubblicizzata con annunci su siti web specializzati in “incontri” o riviste di inserzionisti corredate da immagini di donne in abiti succinti ed indicazione di numeri di utenza cellulare da contattare.
GLI INCASSI – Ogni due giorni i due coniugi si recavano presso gli appartamenti per prelevare gli incassi: su 50 euro lasciavano alle ragazze soltanto 15 euro che sarebbero dovuti servire alle stesse per riscattare il proprio passaporto. Era la moglie a ricevere le telefonate dei clienti e a smistarli nei vari appartamenti, contrattando personalmente data, orario e prezzo delle prestazioni. Una cinquantina le persone, tutte residenti tra Assisi, Bastia e Perugia, quasi sempre incensurate e, in alcuni casi, ritenute insospettabili, fermate all’uscita delle case squillo. Sette gli appartamenti sequestrati: 4 a Perugia, 1 a Corciano, 1 a Bastia Umbra e 1 ad Assisi.