A quasi un mese dall’entrata in vigore dell’obbligo per imprenditori e professionisti di mettere a disposizione il Pos per pagamenti superiori ai 30 euro, una verifica “sul campo” fatta da Confcommercio Perugia tra le imprese del commercio mostra tutti i limiti – sottolinea la stessa associazione – di un tipico provvedimento “all’italiana”, molto contestato dai destinatari perché, in un momento già drammatico, impone nuovi oneri senza rispondere ad una verificata esigenza della clientela, né dare certezze come efficace strumento di lotta alla evasione.
DIFFICILE ATTREZZARSI – La ricognizione fatta dal Confcommercio – riferisce un suo comunicato – evidenzia una forte difficoltà delle attività che erano prive di Pos ad attrezzarsi, proprio a causa dei costi, soprattutto quelle piccolissime e con scontrini prevalentemente inferiori ai 30 euro (come fioristi, mercerie, bar). Alcuni – spiega Confcommercio – non si sono ancora adeguati perché non sono materialmente nella condizione di farlo.
QUANTO INCIDE IL POS – Secondo quanto calcolato dall’Ufficio Studi Confcommercio nazionale, infatti, su una impresa con fatturato annuo di 400 mila euro l’incidenza dei costi per il POS è pari a 3.645 euro (2,22%), mentre su una azienda con fatturato annuo di 150 mila euro è proporzionalmente più alta, ovvero 1.920 euro, pari al 3,12%.
L’incidenza percentuale dei costi legati agli incassi tramite POS cresce infatti al diminuire della dimensione aziendale, anche in relazione al minore potere contrattuale nei confronti del sistema bancario.
SERVONO NUOVI CRITERI – D’altro canto, la richiesta di pagamenti tramite moneta elettronica è immutata rispetto a prima. Un lieve incremento della domanda di pagamento “elettronico” si registra soltanto tra i turisti. A fronte di questa situazione – sottolinea Confcommercio Perugia – è dunque forte il malumore tra gli imprenditori, costretti a pagare un conto molto salato a favore delle banche.
Confcommercio auspica, pertanto, che il nuovo tavolo di lavoro aperto dal ministero dello Sviluppo Economico porti alla definizione di criteri idonei a garantire una riduzione dell’uso del contante e una crescita del grado di sicurezza ed escludano un aggravio di costi per le imprese. Chiede inoltre una spending review della moneta elettronica