I 50 anni del Corciano Festival sono sinonimo di Arte, oltre all’esposizione personale dell’artista Omar Galliani, di cui vi abbiamo dato notizia, esporranno in questa edizione anche 11 giovani artisti pieni di talento e di idee innovative.
IL PROGETTO ESPOSITIVO – intitolato “Diari di Sogni perenni”,si svilupperà dal 2 al 17 agosto all’interno del borgo, tra proiezioni multimediali, pittura, scultura e fotografia. “visti i 50 anni del Festival mi è venuto in mente di utilizzare il concetto di capsula del tempo – ci spiega Francesca Duranti che insieme ad andrea Baffoni cura la mostra – da qui la scoperta dell’anno di KEO, una nuova capsula spaziale che partirà nel 2014 verso la fine dell’anno”. Gli artisti presentati sono tutti molto giovani e sono stati scelti per il loro modo di esprimersi, pertinente al tema di questa edizione.”Io e Andrea Baffoni- prosegue Francesca – siamo stati chiamati proprio per dare spazio ai giovani e ai linguaggi più contemporanei”
KEO E LA CAPSULA DEL TEMPO – Il satellite KEO è un satellite spaziale contenente una capsula del tempo. Il progetto è supportato dall’UNESCO, dal gruppo Hutchison, dall’Agenzia Spaziale Europea e da molte altre istituzioni. Il nome del satellite è stato scelto per riflettere lo spirito di partecipazione globale del progetto: [k], [e] e [o] sono infatti i tre fonemi utilizzati con più frequenza nelle lingue più diffuse sulla terra. La capsula del tempo che KEO custodisce porterà con sé messaggi da parte dei terrestri destinati all’umanità tra 50.000 anni, quando la navetta dovrebbe rientrare nell’atmosfera. Ogni essere umano è invitato quindi a scrivere un messaggio indirizzato al futuro: testi possono essere scritti nel sito web del progetto e tutti possono partecipare, per ogni abitante della terra infatti sono state riservate 4 pagine ovvero 6000 parole compresi gli spazi.
LE 4 PAGINE – La mostra “Diari di Sogni perenni” verrà raccontata e racchiusa in quelle quattro pagine che KEO offre ad ognuno di noi. Partendo da Corciano una bellissima occasione per raccontare chi siamo attraverso i diversi linguaggi dell’arte contemporanea: il nostro tempo, i sogni, le paure, il genio e il talento si andranno a sommare alle singole testimonianze diventando una “voce dal passato” per l’umanità futura.
GLI ARTISTI IN MOSTRA – vengono dall’Umbria, dal Lazio, dalle Marche e dall’Emilia ed ognuno di loro saprà stupirvi con le proprie suggestioni, se avrete la fortuna di passeggiare tra le opere in mostra.
Come ci spiegano i due curatori ognuno di loro ha una peculiarità:
Francesco Capponi, attraverso la fotografia stenopeica, e la continua sperimentazione di tecniche fotografiche antiche, riesce a raccontare l’uomo di oggi, in un flashback tra passato e presente, incastonato e impresso dentro gli oggetti più impensati.
Alessandra Baldoni, che da sempre ha un rapporto speciale con i diari, ha voluto
chiudere in scatole di vetro immagini evocative e pensieri, creando un tutt’uno tra fotografia e scrittura.
Barbara Lachi, affascinata dal mondo fabulistico dell’infanzia e dalle paure primordiali dell’uomo, attraverso cento disegni e la tecnica dello stop motion, mette in scena per questa esposizione un cortometraggio, un racconto sulla cura.
Simona Bramati incarna un profondo senso di solitudine, in un espressione di visi
di un’intensità che stordisce chiedendosi quale verità porta con se il nostro corpo.
Massimiliano Galliani progettando l’installazione Novem, racconta il nostro universo attraverso la simbologia numerica, il nove, come origine della vita umana, il periodo della gestazione.
Michelangelo Galliani presenta un linguaggio scultoreo che va oltre il suo “tempo”, che sa resistere ai grandi destini della plastica contemporanea.
Giulia Corradetti propone elementi naturali che svelano un mondo pacifico di forme inconsuete.
Gabriels ci permette di scoprire ironici pupazzetti ispirati al mondo degli invertebrati, repellenti e dolci al tempo stesso; fragili e malinconici.
Elisa Pietrelli recupera la tecnica del collage per elaborare chimere di vita quotidiana.
Daniele Camaioni narra l’inquietudine contemporanea per gli eccessi consumistici, estremizzando ambientazioni “culinarie”.
Hernan Chavar ci presenta cosmonauti che fluttuano sul bianco inerte di una dimensione ultraterrena, mentre esseri alieni sembrano stranamente assomigliare ad esotiche figure terrestri.
Questi gli artisti, queste le gemme che potremo scoprire qui e ora, insieme ai nostri omologhi tra 50.000 anni: come lasciarsi sfuggire quest’occasione d’arte ai confini del tempo e dello spazio?