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giovedì 21 Novembre 2024
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A Fipe la nuova legge sulle sagre non piace

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1377250970740A Fipe-Confcommercio Perugia, la principale associazione che rappresenta le imprese della ristorazione, non è ancora arrivato il testo ufficiale del disegno di legge sulle sagre, preadottato dalla Giunta regionale e presentato agli organi di informazione dall’assessore Fabio Paparelli. Ormai da anni Fipe, rappresentando il crescente malumore dei ristoratori, chiede alla Regione una nuova legge per regolamentare le sagre paesane. Non avendo ancora ricevuto nulla formalmente l’associazione fa sapere che il giudizio conclusivo è “per correttezza, sospeso”,però si aggiunge di “non poter tacere di fronte alla rappresentazione del documento fatta dall’istituzione regionale sugli organi di stampa”.

LE PAROLE DEL PRESIDENTE – “Se il testo del disegno di legge è lo stesso discusso nell’ultima fase di partecipazione politica e tecnica, e almeno così sembrerebbe da quello che abbiamo letto – sottolinea il presidente provinciale Fipe Romano Cardinali – siamo totalmente insoddisfatti del provvedimento, che non recepisce le nostre richieste a tutela della vera tipicità, delle sagre di qualità  e delle imprese della ristorazione. Parlare dunque di regolamentazione del settore, di atto nato dal confronto con le associazioni di categoria, è dal nostro punto di vista inaccettabile e fuorviante”.

IL BOLLINO DI QUALITA’ – “Siamo d’accordo con l’introduzione del bollino di qualità per le sagre, noi stessi avevamo richiesto l’istituzione di un albo delle sagre di qualità.  Il problema è che esso si svuota di valore, perché non è stata recepita in modo sostanziale, ovvero con una disciplina nettamente diversificata, la distinzione tra sagre gastronomiche da un lato – cioè manifestazioni legate ad un prodotto tipico del territorio, da tutelare, rendere riconoscibili e per le quali è accettabile la durata fino a 10 giorni – e dall’altro le feste paesane e manifestazioni con finalità culturali, religiose, sportive, storiche, etc, che avrebbero dovuto avere una durata nettamente inferiore e una regolamentazione delle modalità di svolgimento diversa rispetto a quella delle sagre.

SOLO IL 40% DI PRODOTTI TIPICI – per meritare il bollino di sagra tipica dell’Umbria per la Regione sarebbe sufficiente che appena il 40% degli alimenti somministrati provenga da prodotti inseriti nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali o comunque classificati e riconosciuti come dop, igp, doc e docg, o da prodotti di filiera corta.  Possiamo considerare il 40% una percentuale significativa?! Noi riteniamo che la soglia sia troppo bassa, e infatti avevamo chiesto che almeno l’80% dei piatti proposti fosse costituito dal prodotto oggetto della sagra.

UN NULLA DI FATTO – Inoltre non è stata accolta la nostra richiesta secondo la quale, in un anno, le sagre e feste organizzate in ciascuna frazione e località non dovevano superare complessivamente i 10 giorni. Tutte queste cose, messe insieme,  provocano di fatto il mantenimento della situazione attuale, ovvero la pletora di circa 700 eventi, con o senza bollino, per un totale di oltre 6.000 giornate gastronomiche, con punte di 7 al giorno nel periodo da giugno ad agosto. Per di più, si danno ben 3 anni di tempo alle feste che durano più di 10 giorni per adeguarsi a questo limite!”

IL DIVIETO DI ASPORTO – Fipe – Confcommercio punta il dito anche contro il mancato inserimento nel disegno di legge del  divieto di asporto e prenotazione: “Se è vero – dice ancora Cardinali – che le sagre sono un valore perché creano socialità ed aggregazione, che senso ha l’asporto per mangiare a casa propria? Dove sta la differenza con quello che fa una pizzeria o un ristorante, esercizi che però sono sottoposti a tasse ed adempimenti di tutt’altro tipo e peso economico?”

CONCORRENZA SLEALE – “Aspettiamo questa nuova legge da 446 giorni (avrebbe dovuto arrivare entro il 2012); giorno dopo giorno, in tutto questo tempo, sugli imprenditori della ristorazione si è aggravato il peso di tasse e tariffe, degli adempimenti, dei controlli, della crisi, della stretta creditizia, della concorrenza sleale di tante forme di somministrazione parallela che non ha regole. Se il risultato di tanta attesa è questo – conclude Cardinali – è facile immaginare quale sarà lo stato d’animo e la reazione delle imprese del settore”.

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